Un contributo di Concetta:
Il Miletto ed io
Alle 00:30 del 12 Agosto del 2007 da Sprecavitelli è cominciata la mia salita al Miletto e i miei ricordi.
Ci sono voluti ben cinque anni per decidere di tentare di nuovo la conquista della cima più alta della Campania.
Il 2002 non avevo l’attrezzatura adatta, la preparazione tecnica sufficiente e non sapevo a cosa andassi incontro (requisito più importante di tutti).
La salita e la discesa furono un vero incubo e se non fosse stato per il sostegno morale di Domenico Sparano starei ancora in vetta a piangere.
Comunque, gli anni sono passati e ogni volta che da Piedimonte vedevo la cima del monte dove le stagioni, più del calendario, segnavano lo scorrere del tempo, avvertivo una stretta allo stomaco come un amante alla vista dell’innamorato.
Questo anno ho deciso: non per dovere ma per scelta, questa cosa andava risolta tra il Miletto e me, in maniera chiara, limpida, definitiva, senza intermediari: non avrei accettato i consigli di nessuno, né ascoltato tutti quelli che mi dicevano di non salire. Avrei tentato di nuovo, a modo mio, a qualsiasi costo.
Avrei stretto i denti e anche se avessi avuto delle difficoltà, nessuno e dico nessuno se ne doveva accorgere; avrei tirato dritto fino in cima e così sarebbe stata la via del ritorno, senza ripensamenti o inutili lamentele.
Solo a questa condizioni avrei accettato serenamente la sconfitta, riservandomi di leccare, in gran segreto, il mio orgoglio ferito; in questo modo si comporta una vera donna del Club Alpino Italiano.
FORZA, CORAGGIO E DETERMINAZIONE - La vita disprezza i deboli e non concede pietà ai vinti - Il campione si rivela all’arrivo, ed io potevo contare su una nuova opportunità di riscatto (non me la sarei lasciata sfuggire così facilmente per niente al mondo).
Al Club Alpino Italiano sono iscritti uomini che hanno segnato e segnano la storia, uomini valorosi, sprezzanti del pericolo che non esitano ad immolare la loro vita per l’amore che nutrono per la montagna, uomini che non si lasciano dominare dalla paura della sconfitta.
Ed io…? Una caina, figlia di un caino, ancora mi lasciavo spaventare? Ancora permettevo che il ricordo di un banale dolore, dovuto ad un paio di scarpe strette, condizionasse la mia salita?
Avrei potuto conquistare altre cime ma il sapore della vittoria avrebbe avuto comunque un retrogusto amaro perché il Miletto con la sua presenza silenziosa, mi avrebbe ricordato per sempre la mia debolezza di carattere.
A nulla sarebbe valso giustificarsi con una bugia, fingere che non esisteva o mettere tra me e lui quanta più distanza possibile, in questo modo si comporta qualsiasi corteggiatore respinto che non ama veramente.
Il Miletto non mi aveva chiesto nulla, non dovevo dimostrare niente a nessuno neanche a me stessa, ero stata io a voler tentare l’impresa.
Questa volta sarebbe stato diverso e così è stato, ho scoperto una forza sconosciuta dentro di me che non pensavo di possedere con una pienezza ed una ricchezza del tutto nuove .
Ho visto il sentiero che mi ha condotto in vetta e sulla via del ritorno sotto un profilo differente, primordiale e l’ho amato come non l’avevo amato mai, perché più dell’arrivo conta il viaggio e più del viaggio conta l’amore.
13-08-2007 Concetta Altieri
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